Me ne vado nella notte logorando strade han lavato il cielo ed ora è ad asciugar sui muri, come quando i miei si vomitavano parole ed allora mi mandavano a giocare fuori. Tu non ci sei, tu non sei più con me. Il mio amico sta dicendo che mi vuole bene ha bevuto troppo e non ricorda più il mio nome, le finestre occhi spenti stanno già sognando mulinelli di cartacce e le panchine vuote. Non avrei voluto essere il primo della classe, non avrei voluto mai portare i primi occhiali. Ho paura di specchiarmi dentro una vetrina e scoprirmi a ridere di me e dei miei pensieri. Sotto il tacco delle scarpe mezzo consumato un giornale spiegazzato pieno di pedate, grande prima eccezionale per il film dell'anno avventura, sesso e una valanga di risate... Quante volte ti ho pensato sulla sedia di cucina, quante volte ti ho incontrato nelle cicche che spegnevo, quante volte ti ho aspettato, quante volte ti ho inseguito, quante volte ho chiesto te... E come gridavo sul cavallo del barbiere, il mio amico si è fermato e sta scalciando un sasso, lui non ha una donna perché ha l'alito cattivo, soffre un po' di tenerezza e parla con se stesso. Guardo le mie dita gialle, sono tanto stanco di sputare i mozziconi di tutta una vita, giro, salto e ballo come un orso ammaestrato, come vorrei fare a pezzi quella luna idiota. Quante volte ti ho pregato mentre mi graffiavi il cuore, quante volte ti ho guardato mentre mi cavavi gli occhi, quante volte ti ho cercato, quante volte ti ho trovato, quante volte ho perso te... quante volte ho perso te...